VIDEO GIOCHI

GRUPPO EDITORIALE JACKSON

1983/1987 - 45/45 : COMPLETA

E' difficile scrivere un articolo sulla rivista Videogiochi - o meglio "Video Giochi", come riportato nel logo originale - senza cadere nello scontato o nel già detto. Ok, tutti noi retrogamers sappiamo che è stata la prima rivista italiana dedicata ai Videogiochi, benché il primo numero sia datato Gennaio 1983, uscì in realtà - pochi lo sanno - il 15 dicembre 1982.

Il piccolo gruppo di giornalisti che formò la redazione era capitanato dal visionario Riccardo Albini, giornalista e imprenditore che, grazie a un contatto in Jackson - solida casa editrice che si occupava di computer e informatica - diede inizio alla rivoluzione videoludica italiana.

Il numero 1 di videogiochi venne realizzato in circa un mese di duro lavoro, partendo quasi da zero e prendendo qualcosa in prestito, probabilmente da Electonic Games - di cui Albini conosceva le potenzialità, avendola conosciuta in un breve periodo passato negli States -, la redazione era formata da quattro persone - che presero in futuro il nome di Studio Vit - tra cui ricordiamo anche Stefano Guadagni, che si occupava dei computer.

Erono tempi difficili; una volta avviata, la rivista si pose il problema di trovare nuove figure da inserire nell'organico, considerando che i giornalisti non li vedevano certo di buon occhio, si arruolarono quindi tra i lettori più talentuosi, in un certo senso fu più facile trasformare giocatori in giornalisti che il contrario.

Il successo meritato, impose presto la rivista come punto di riferimento, si parla di una tiratura di circa cinquanta mila copie, un successo editoriale non da poco. Grazie sopratutto al supporto dei lettori e dalle varie aziende - al tempo esistevano molti distributori ma quasi nessuna filiale italiana delle software house - e d'altro canto erano anche gli unici a parlare di soli videogiochi.

Per diversificare il target di mercato aquel tempo venne creato anche uno spin-off di quindici numeri, "HC - Home Computer" che si occupava del lato più serio dell'informatica e dei computer, lasciando spazio a "Video Giochi" per le recensioni e le info prettamente videoludiche.

Ma non era solo una rivista, si presentava come un vero e proprio Manifesto dei Videogiocatori. E ricordiamolo, erano mal visti e odiati da tutti: genitori, media, quindi, da tutti quelli che non giocavano. Erano la prima vera comunità di videogiocatori, dove si difendevano e facevano squadra. La conferma era l’Angolo della posta; seguitissimo, trattava ogni argomento, dal serio allo scherzoso e vi si respirava aria di “famiglia”, un posto sicuro dove parlare della passione videoludica. I lettori ponevano domande di vario genere relative ai sistemi e ai videogiochi, creando i primi goliardici discorsi sulle effettive capacità videoludiche di un sistema rispetto ad un'altro; il tutto coronato dai loro disegni più belli e meritevoli di pubblicazione.

All'interno della rivista, seguendo i canoni più comuni delle pubblicazioni contenitore americane - "Electronic Games" in primis - era presente un indice o sommario - talvolta accompagnato da un'editoriale, usato più che altro per comunicare eventi importanti o per tacciare le voci di chiusura imminente - diviso in varie sezioni, con una struttura che diventerà classica e che ritroveremo poi in altre produzioni simili, fino ai giorni nostri. L'angolo della posta "Il posto della posta" metteva in primo piano i lettori stessi, vi era poi una netta distinzione tra le recensioni per console "A che gioco giochiamo?" e computer "Di fronte al fatto computer" e la sezione dedicata a info e news "Ready".

La sezione degli Arcade "Al Bar" era curata nel primo periodo dal leggendario Maurizio "IUR" Miccoli, recordman ed esperto videogiocatore - realizzatore di vari record di molti coin-op di quel tempo -. Ovviamente non mancavano le varie sezioni dedicate all'intrattenimento portatile, con i vari handheld "LCD" - in Italia più comunemente conosciuti come "schiacciapensieri" - a cristalli liquidi. I Pinball - comunemente chiamati "Flipper", per via del fatto che sulle racchette era scritto appunto flipper - chiudevano il tasselo di un mosaico pressoché completo.

Tutto questo non fu un semplice esperimento casuale, ma una strategia ben mirata a cavalcare l'onda d'oro informatica e videoludica nel miglior modo possibile, fornendo ai vari utenti una guida valida, per muoversi nella fitta selva di sistemi che affollarono la scena dei primi anni 80. Con molti home computer e console che si susseguivano a ritmo serrato, talvolta anche come vere e proprie meteore di passaggio e centinaia di giochi disponibili, si rese necessaria una guida che indirizzasse gli utenti sui vari acquisti. Video Giochi assolveva anche questa necessità presentando listini prezzi curati in modo approfondito di ogni singolo sistema importato in Italia. Antologici sono i suoi annuari, quando ancora non esisteva Google, erano il "motore" di ricerca perfetto.

Lodevole anche l'iniziativa di invogliare i lettori a realizzare dei record, sia su console che su piattaforma arcade, mettendo in palio abbonamenti gratuiti, se il record fosse durato nel tempo e pubblicando una foto che immortalasse il punteggio a perenne memoria. Largo spazio alle video gare quindi, che sfociarono in un movimento importante in cui si creò addirittura la storica AIVA (Associazione Italiana Video Atleti) gestita dal buon Maurizio Miccoli, il cui intento era quello di creare videogiocatori professionisti che potessero rivaleggiare a livello mondiale con i più agguerriti giocatori americani.

La fama di Videogiochi in quegli anni valicò anche i confini nazionali, tanto e vero che una volta chiusa Video Giochi, lo Studio Vit venne contattato dalla redazione inglese di Zzap! per realizzarne la versione italiana... ma questa è un'altra storia, e la racconteremo un'altra volta.

Tornando alla vita editoriale di Video Giochi, il numero 29 vede il primo cambiamento radicale, la rivista cambia nome e diventa "Video Giochi & Computer", in seguito alla chiusura di "Home Computer"; avviene quindi una fusione delle due testate in un mercato in cui, come viene esemplificato nell'editoriale: "il mercato dell'informatica per la casa e l'intrattenimento è ormai quasi del tutto dominato dagli home computer". Quindi sembrava quasi naturale che il solo nome "Video Giochi" fosse quanto mai riduttivo perché rimandava al solo mercato dei giochi per console, ma in quel periodo era sempre più frequente parlare di giochi per computer e marche come Commodore, Sinclair, Atari, Oric e Texas Instruments avevano il loro computer di punta e sfornavano software videoludico a ritmi serrati, con risultati a volte davvero sorprendenti. Quindi "Video Giochi & Computer" cerca di sopperire alla mancanza di una testata dedicata ai soli computer colmando il tutto e presentando una panoramica del parco informatico e videoludico per computer e console, con una sola rivista.

Con il numero 36 dell'Aprile del 1986 avviene l'abbandono di Studio Vit, che passò nel mese successivo alla realizzazione di Zzap!, riuscendo ad ottenere i diritti della versione inglese di Zzap!64, la rivista di settore più importante e famosa in quel periodo. "Video Giochi & Computer" termina la sua pubblicazione nella forma classica con il numero 37 del Settembre del 1986. Il mese successivo si ripropose nelle edicole come "Videogiochi News" con un formato radicalmente diverso da quello utilizzato fino a quel momento, i cambiamenti principali furono il passaggio a un formato gigante A3 molto simile a quello dei comuni quotidiani e a una sensibile riduzione di pagine, contenuti e prezzi. Pur trattandosi di una rivista completamente nuova si decise comunque di mantenere la numerazione classica delle uscite di quella precedente. Ebbe però una vita editoriale piuttosto breve, non potendo più contare su gente esperta come il team dello Studio VIT.

Dopo soli otto numeri la rivista chiuse definitivamente i battenti e il pubblico perse interesse per spostarsi su produzioni qualitativamente migliori. Non che la rivista non vendesse, ma in un periodo di abbondanza, con la politica severa della Jackson che non interessava riviste che erano poco attraenti per gli inserzionisti pubblicitari, non era necessario spremere la testata fino all'ultima goccia, e quindi si puntò su un altro format, che si concretizzo in Guida Videogiochi. Argomento del prossimo capitolo del nostro viaggio. Un'altro dei motivi della sua chiusura, fu la crisi che colpì il settore, negli States nell'83. Qua da noi avvenne un anno dopo, ma fu accusata in modo diverso: negli Stases venne colpito tutto il mondo dei videogiochi, in Italia si verificò solo il passaggio dalle console a i computer, e sopratutto iniziarono a girare giochi copiati.

Video Giochi durò ben 45 numeri subendo varie trasformazioni; ufficialmente da Gennaio 1983 a Maggio 1987: ogni retrogamer dovrebbe leggerla almeno una volta nella vita.

Mauro Corbetta

Videogiochi

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